Certo: adultità non è un vocabolo del dizionario di italiano. È un termine preso a prestito da Mafalda, il mio fumetto preferito, che davanti a certe reazioni o comportamenti degli adulti esclama, sbalordita: “Dio mio, che adultità”.
E in questo termine c’è tutta la ribellione, e persino una punta di disprezzo, che i bambini possono avere davanti a certi modi di pensare degli adulti, bloccati e annichiliti da false regole e assurdi preconcetti.
L’adultità è tutto tranne un valore o un’energia, è l’antitesi del calore, dell’energia, della fantasia. Non è né maschile né femminile, ma è più facilmente reperibile nelle donne che negli uomini che, ed è forse il loro più grande pregio, sanno mantenere vitale il loro lato bambino.
E l’adultità è l’esatto contrario della saggezza, una fortissima energia che ha componenti maschili e femminili, in un perfetto mix armonico. La saggezza accoglie, consiglia, riflette, è insieme distacco ed emotività, giustizia e comprensione, visione globale e analisi dei dettagli, introspezione e osservazione. La saggezza può essere perseguita indifferentemente da uomini e donne, ciascuno nel proprio personale e soggettivo mix di energie femminili e maschili, ed è fondata sul raggiungimento del personale equilibrio armonico tra valori maschili e femminili.
Il confine tra saggezza e adultità è talora estremamente labile, sottile, impalpabile. Viene valicato, inesorabilmente, ogni qual volta il pizzico di saggezza che è in ciascuno di noi soccombe alla tentazione del pontificare, ogni volta che pensiamo che le nostre riflessioni ci possano portare ad una verità assoluta.
Fortunatamente esiste un antidoto potente, efficacissimo: l’autoironia. Ridere di se stessi fa bene, alla mente, al cuore, allo spirito e alla salute.