Comincio col dire che gennaio è il mese dei pagamenti, molti annuali, e da ben prima della libera professione le uscite di gennaio sono superiori alle entrate. È così, lo so, ma non mi ci abituo.
È stato un altro mese di pandemia, odio, polemiche, notizie allarmanti e strane disposizioni. Poi le giornate dell’elezione del presidente della Repubblica. Mattarella mi piace, ho per lui la massima stima, ma per chi, come me, crede nei valori della democrazia e della responsabilità questa settimana è stata a dir poco deludente. Se non basta come ansia, aggiungo la Giornata della memoria, tributo doveroso, e terribilmente angosciante.
Poi ci sono in ballo le visite mediche, e ho saputo che persone a cui voglio bene hanno gravi problemi.
Non è accaduto nulla di esplosivo, catasfrofico, dirompente: si tratta di far fronte a problematiche che so essere assolutamente normali.
Non posso decidere cosa accade, ma posso decidere come affrontare ciò che accade.
Certo che avrei anche potuto far l’elenco delle piccole cose positive, e sono ben consapevole che ci sono state, ci sono e ci saranno, piccole o grandi, ma il messaggio che voglio ricordare da questo mese di gennaio è di non rinnegare o svicolare le difficoltà, e mantenere serenità e gioia anche in presenza di difficoltà.
Questo dipende da me, questo posso farlo, pur commuovendomi al ricordo che lager, arrabbiandomi per la pochezza della politica o cercando di calcolare come far fronte alle spese o preoccupandomi, e tanto, per la salute di amici.
Non è pensiero positivo. È consapevolezza di gioia interiore.