In qualche modo Dio, l’universo, il destino, mandano segnali per comunicarci quando sono necessari cambiamenti. Io, evidentemente, sono particolarmente stupida perché più che segnali, l’universi mi invia veri e propri cataclismi.
È quello che è capitato recentemente: mio marito ha avuto alcuni problemi seri, ho dovuto lasciare la casa in campagna che avevo in affitto da oltre 20 anni, e che amavo da impazzire, e mi sono ritrovata con un ricovero di urgenza per una grave peritonite.
Tutto tra giugno e luglio.
Non riesco proprio a definirli segnali: mi sembrano più cataclismi o minacce. Comunque il messaggio è arrivato e, passato il peggio, mi sono dedicata alla rinascita.
Il primo cambiamento è esteriore: 10 kili in meno e capelli davvero corti.
Ho anche riflettuto e constatato che i cambiamenti importanti, ma anche dolorosi, avvenuti nella mia vita dai 18 anni in poi sono stati accompagnati da drastiche perdite di peso e grandi tagli dei capelli. Non è avvenuto quando sono passata dal lavoro dipendente alla libera professione: quello è stata una nuova vita iniziata con gioia, ma è stato così per il mio personale uragano del diciottesimo anno, quando ho affrontato il cancro, e anche ora.
Certo, c’è molto di fisiologico: la malattia comporta perdita di peso, quindici giorni di ospedale rendono non più gestibili i capelli lunghi e si è praticamente obbligati a tagliarli, ma mi piace pensare che la vita sia fatta di qualcosa di più del semplice pragmatismo dei fatti.
Nel mio cambiamento fisico c’è un duplice messaggio. Io comunico all’universo di aver capito i segnali e di voler procedere con i cambiamenti e, nel contempo, cerco un po’ di mimetizzarmi, nel caso in cui l’universo volesse darmi altri messaggi: magari più magra e con i capelli corti non mi riconosce.
I cambiamenti interiori sono più marcati e più profondi.
Il mese di agosto è stato dedicato alla convalescenza, fisica e psicologica. Ora, fisicamente, sto bene, checché ne dicano i consueti, e infiniti, controlli periodi che mi accingo a fare in settembre.
La psiche è ancora fragilina, e mi regalo tempo, ma è sostanzialmente guarita, e le cicatrici sono solo fisiche. La nuova pelle ci mette un po’ per consolidarsi: nei primi tempi è sottile, ancora incerta, ma non ho dubbi di riuscire a renderla più solida.