Siamo tutti costruttori, e passiamo la vita a costruire. Possiamo costruire guardando l’orizzonte, e realizzare ponti o muri, ma di questo parleremo in seguito.
Possiamo costruire guardando il cielo ed edificare torri o cattedrali.
C’è una profonda differenza tra una torre e una cattedrale, anche se entrambe svettano verso il cielo.
Una torre è un inno a se stessi, al punto che, al giorno d’oggi, ci sono torri che portano il nome del loro costruttore, anche se è colui che ha pagato in denaro e dimenticano o sacrificano chi, invece, ha usato il sudore e la fatica. Una torre è in gara con il cielo o, come la Torre di Babele, è una sfida a Dio, un inno all’ego. Coloro che costruiscono materialmente torri sono automi, coloro che commissionano torri sono egocentrici sfruttatori.
Non c’è creatività nel costruire materialmente una torre: il lavoro è uguale e ripetitivo. Non c’è passione nell’edificare una torre, se non per se stessi.
Chi desidera edificare torri mira alla vetta e dimentica che può raggiungerla solo col solido sostegno di chi sta sotto.
Qualcuno costruisce cattedrali.
Una cattedrale si crea solo lavorando tutti insieme, non si commissiona. Non si costruiscono cattedrali senza partecipare, senza sporcarsi le mani col lavoro. La cattedrale è il trionfo dell’artigiano, che partecipa dando il massimo anche quando la sua responsabilità è quella di creare il fregio troppo in alto per essere visto: lui sa che c’è, sa di averlo fatto, e sa che senza il suo lavoro l’insieme della cattedrale non sarebbe completa, non sarebbe così bella.
Chi costruisce cattedrali prende parte, in piena libertà, al lavoro comune e alla creazione divina.
Nel fabbricare torri si è felici del successo, nel costruire cattedrali si è felici del lavoro svolto.
Tu cosa scegli: torri o cattedrali?