Teoricamente, sia sul lavoro che nella vita privata, quando operiamo “per obiettivi” siamo più efficaci e più efficienti.
Lo dicono tutti, lo si trova scritto e, per la mia esperienza, è indubbiamente vero. Il problema, però, spesso è identificare l’obiettivo.
Tecnicamente un obiettivo nasce da un desiderio. Questo viene esaminato, elaborato, scritto secondo le regole:
- Specifico
- Misurabile
- Attraente
- Ragionevole
- Temporizzato
E, in più affermativo, ecologico e responsabilizzante.
Eppure molto spesso, quando si elabora questo processo, si trovano degli intoppi.
Già, perché in questo mondo pieno di arroganza, aggressività e maleducazione sembrerebbe che gli unici modesti, politically correct siamo noi quando vogliamo definire gli obiettivi.
Perché non abbiamo il coraggio di esprimere quei desideri che davvero ci farebbero contenti. A volte è la paura ad impegnarsi: chiedo poco, così faccio poca fatica. A volte è il timore del cambiamento: chiedo piccole cose, così sono sicuro che non produco cambiamenti sostanziali. A volte …
A volte mi ritrovo a fare la brutale domanda: perché. E qui si scopre il mondo.
- Il mio obiettivo è imparare a ….
- Perché?
- Così il mio capo se ne accorge, mi premia, e faccio carriera.
Chissà perché dichiarare da subito che l’obiettivo è la carriera sembra brutto.
Persino “voglio vincere il superenalotto” è un modo per nascondere obiettivi molto più reali e concreti. E infatti alla domanda perché ho avuto risposte molto diverse:
- così mi compro la casa
- se ho soldi in banca mi sento più sicuro
- voglio mettermi in proprio
- tanto denaro mi farebbe sentire libero
Molte ipotesi di obiettivi sono, in realtà, strategie o mezzi. Invece un obiettivo è un fine.
Certo, può essere un fine che poi fa scattare un obiettivo successivo, ma rimane un fine.
Se cerco la libertà, o la sicurezza, devo avere il coraggio di dichiarare che questo è il mio obiettivo. E ciò è particolarmente vero con le cose impalpabili, come appunto la serenità, la libertà, la sicurezza.
Altrimenti il rischio è di spendere tempo ed energie a perseguire qualcosa che, una volta realizzato, lascia l’amaro in bocca, perché non è ciò che realmente volevamo.