Intuito ed emozioni sono utili per leggere l’I Ching. Secondo me sì, ma non sono abbastanza.
Non ho “verità” o regole universalmente valide. Posso solo raccontarvi la mia esperienza. E, per la mia esperienza, l’intuito e le emozioni indotte dalle frasi del testo sono solo uno degli elementi necessari ad una buona lettura dell’I Ching, o di qualunque altro strumento di divinazione.
Per quanto ne so, servono competenze che possiamo chiamare “tecniche”, cioè la conoscenza del linguaggio, le interpretazioni che sono state date nei secoli (i diversi commenti), l’intuito, le emozioni. Poi serve la conoscenza e l’analisi del problema.
Poi si devono mettere insieme i pezzi.
La vita è un complesso sistema, in cui ogni cosa che facciamo influenza e interagisce con altre cose, altre persone. Ogni cosa ha origini nel passato, e influenza il futuro. I validi strumenti di divinazione hanno la stessa struttura sistemica, e sono quindi complessi da leggere.
I bambini hanno ottime capacità di pensiero sistemico, che spesso vengono perse o annebbiate per strada in seguito alle abitudini, all’educazione, alle esperienze che ci inducono a restringere le infinite possibilità che abbiamo.
Per leggere l’I Ching vanno recuperate le capacità di pensiero sistemico. Il primo passo è ricreare quella connessione tra i due emisferi cerebrali che si genera con la meditazione.
Ma poi ci sono quelle che, almeno secondo me, sono le più grandi difficoltà: accettare l’imponderabile e, soprattutto, accettare ciò che non ci piace.
Gli esperti innovatori di management di questi anni parlerebbero di almeno tre delle cinque discipline: il pensiero sistemico, la padronanza personale per essere “saggi” e consapevoli di sé e del mondo circostante, e l’eliminazione di alcuni modelli mentali (quelli schemi di pensiero e di azione che ci induce a ripetere comportamenti o modi di affrontare le cose).
In conclusione … lo studio dell’I Ching non è facilissimo, ma è un’ottima strada per diventare persone migliori e persino professionisti più abili.