Le regole del buon comando, le qualità di chi governa, sono un argomento su cui sono stati spesi fiumi di inchiostro e ancor più fatiche ed energie mentali.
Personalmente trovo interessante, e quasi paradossale, che alcuni tra i più affascinanti testi e consigli sul buon governante, e sulle qualità del leader, provengano da tempi in cui si regnava per diritto ereditario e divino: Aristotele, Seneca e lo stesso Macchiaveli scrissero per persone che, già da bambini, sapevano che sarebbero diventati leader e venivano educati di conseguenza. Ed è indubbio che quanto ci è rimasto dei loro scritti è pienamente utilizzabile ancor oggi.
In tempi ben più remoti la Kabbalah, pur non parlando di buon governo, pone però l’accento su alcuni “obblighi” che ciascuno di noi ha: mai voler fare, per arroganza e presunzione, qualcosa che non siamo in grado di eseguire alla perfezione e, ed è questa forse la parte più difficile, mai evitare di affrontare, per modestia o paura, prove che invece siamo in grado di portare a termine. Così Giona viene punito perché quando Dio gli ordinò di salvare la popolazione ritenne di non esserne capace e fu liberato solo quando si decise ad agire. Peccato che barcamenarsi tra il rischio di eccessiva modestia e quello di arroganza sia davvero complicato!
Più o meno negli stessi tempi, alcune migliaia di anni fa, in tutt’altra parte del mondo, l’I Ching fornisce indicazioni di comando in moltissime situazioni diverse, specificando di volta in volta come deve comportarsi il capo in funzione del momento e delle circostanze affinché le conseguenze delle sue azioni siano positive e vantaggiose per la popolazione che governa. Leadership carismatica, servant leadership, puro comando senza spazio a obiezioni, lento convincimento e coinvolgimento, certezza della pena, giustizia severa, management per obiettivi o per paura, l’uomo forte, sono tutte descrizioni e modalità di agire che l’I Ching consiglia e descrive, e ne potete trovare molte altre.
Oggi la leadership è, dopo qualche secolo di quasi silenzio, uno degli argomenti più trattati.
Si può definire lo stile di leadership in base agli stili sociali, ai livelli logici della PNL, possiamo studiare le caratteristiche del lean management o della servant leadership. E possiamo studiare tutto ciò attraverso libri, corsi, formazione esperienziale. Ce n’è per tutti i gusti!
Ed è indubbio che abbiamo davvero bisogno di governanti illuminati, ma non solo per la validità dei loro valori o la saggezza del loro operare (anche se saggezza, onestà, valori siano elementi molto propugnati ma scarsamente applicati).
Ciò di cui siamo più carenti è la capacità di agire tempestivamente sull’oggi valutando saggiamente le conseguenze delle scelte sul domani. Visione prospettica, pensiero sistemico, capacità decisionale sono gli elementi che mi piacerebbe vedere nei nostri leader.
Certo, forse sono influenzata nella mia valutazione quanto meno scettica sulle capacità di leadership dalla situazione contingente italiana: ci sono voluti vent’anni per fare una legge che condanni l’inquinamento ambientale, e sono stati vent’anni di inquinamento selvaggio. Il meglio è nemico del bene … diceva saggiamente mio padre. Invece in pochi giorni fu fatta la riforma Fornero, senza minimamente pensare alle conseguenze che poteva avere. E adesso ci si affanna chi a rifiutarne ogni forma di paternità e chi a sostenere che eravamo sull’orlo di un baratro (che nessuno aveva visto per anni). La gatta frettolosa fece i gattini ciechi, ma la saggezza popolare non interessa più nessuno!
Possiamo fare ipotesi su cosa ci aspetta in futuro in termini di leadership? Cercare di capirlo oggi significa oscillare tra auspicabili ideali di guru illuminati, Jeremy Rifkin, Peter Senge, Adam Kahne, Otto Sharmer, e apocalittiche descrizioni del futuro dei libri phantasy (Divergent, ad esempio) o di fantascienza.
E mentre la globalizzazione procede a passo veloce, e mangiamo ciliegie cilene a Natale, cerchiamo disperatamente specie animali o vegetali autoctone nei dintorni di casa, veniamo regolarmente disturbati a cena da call center rumeni o dobbiamo chiamare in India per avere informazioni, i nostri governanti riescono sì e no a pensare al marciapiede sotto casa (loro, però, non nostra!).
Non ho né le competenze né l’autorità per dare suggerimenti, ma mi piacerebbe recuperare i principi guida di leadership dell’I Ching: capacità di comprendere il momento, flessibilità di azione, pensiero sistemico, responsabilità personale, obiettivo concentrato sul bene comune e visione delle conseguenze di ogni azione.