Consapevolezza, mindfulness, presency, aggiungo stato alfa. Chi si occupa di questi argomenti, chi tiene corsi o scrive libri su questi argomenti, è in grado di spiegare esattamente le profonde differenze che ci sono. Non è per raccontare le differenze che scrivo questo articolo, ma per le analogie che esistono tra queste “tecniche” e, soprattutto, per i risvolti pratici che hanno.
Perché ormai molti studi, e tanta esperienza, dimostrano che chi sa meditare, chi è presente a se stesso, chi sa vivere in stato alfa, chi ha acquisito la consapevolezza di se stesso, vive meglio, ottiene risultati professionali migliori con minori sforzi, non subisce stress, sa far fronte alle difficoltà, …
In maniera un po’ semplicistica, posso dire che dopo decenni di one minute manager, di valutazione esclusivamente economica del successo, di immagini di riferimento di carrieristi sfegatati e via dicendo, abbiamo riscoperto l’acqua calda: l’essere umano felice funziona meglio.
Sì, è detto in maniera semplicistica, ma è un dato di fatto. Il valore del successo, del denaro, dei beni materiali, della carriera, è ben poca cosa rispetto alla qualità di vita, tant’è vero che esistono ricerche numericamente importanti su come esista un limite “massimo” di denaro che porta alla buona qualità di vita. Superato quel limite massimo, la felicità si abbassa, la qualità di vita diminuisce.
Potrei citarvi articoli, libri, documenti. Tranquilli: non lo farò. Posso dire, per esperienza personale, che queste tecniche “funzionano”: danno maggiore lucidità, resistenza allo stress, capacità di affrontare efficacemente gli imprevisti, ed anche maggiore serenità.