Lo so bene, e lo faccio anch’io: interroghiamo l’I Ching nei momenti più bui, quando tutto va storto e non sappiamo davvero più che fare.
Ve lo sconsiglio vivamente. Ma se proprio volete, fatelo con il supporto di qualcuno esperto.
Come ripeto spesso, l’I Ching è uno strumento che mette in comunicazione con l’inconscio e l’impercettibile, portando alla luce una serie di informazioni e rendendole note, visibili, leggibili.
Per consultare il Libro dei mutamenti sono necessari la lucidità intellettuale, una mente aperta, un cuore disponibile, e la piena accettazione di sé e del “destino”. Ma quando stiamo male, quando abbiamo paura, quando siamo schiavi delle nostre ansie, il buio copre tutto, anche (o forse soprattutto) la capacità di connessione con l’ignoto.
È ben difficile, quando si sta male, essere disponibili all’ascolto di qualcosa che non sia il dolore. Ed ecco quindi che rendiamo la nostra lettura dell’I Ching la nostra personale profezia auto-avverantesi: ogni avvertimento viene letto come tragedia, ogni problema viene visto come insuperabile. Inutile procedere: non siamo capaci di ascoltare.
E allora? Cosa si può fare?
Per prima cosa rivolgersi ad un esperto, che sappia fare da tramite. Oppure scegliere, prima di fare la consultazione, di aprirsi alla meditazione, ritrovando il giusto equilibrio.
In particolare prestate attenzione a due responsi dell’I Ching che vi segnalano proprio che non siete nel giusto stato d’animo per interrogare l’oracolo:
- L’esagramma 47 che indica l’assillo.
- L’esagramma 4 La stoltezza giovanile.
L’esagramma 47 segnala che siamo in una condizione di ossessione, troppo presi da noi stessi, dai nostri problemi, da uno specifico desiderio o timore, tanto da non riuscire a vedere o capire alcunché oltre alla nostra ossessione. Decisamente non è un segno favorevole, ma spesso indica proprio l’incapacità ad avere mente, cuore e volontà aperte più che oggettivi problemi da risolvere.
L’esagramma 4 indica, anche se non sempre, il giovane che non vuole capire o seguire gli insegnamenti del maestro. Particolarmente significativa è una frase della sentenza: Consultato una prima volta io do responso. / Se egli interroga due, tre volte, questo è importunare. /Se egli importuna non do responso. In sintesi: o la domanda non è posta in maniera adeguata, o non si vuole comprendere la risposta. Più chiaro di così!