Credo sia perfettamente chiaro a tutti: il viaggio dell’eroe mi appassiona. Sono tante le “cose” che portano saggezza che possono essere ricondotte a varie sfumature del viaggio dell’eroe: gli arcani maggiori dei Tarocchi, che grazie a Silvia Boneschi imparai ad usare per la meditazione tanti anni fa, le favole, gli stessi esagrammi dell’I Ching e, naturalmente, la gestione delle esperienze difficili. E poi c’è IL VIAGGIO per eccellenza: il percorso della vita di ciascuno.
In questo momento lavoro sul viaggio dell’eroe per la gestione della malattia grave, quella che modifica la vita del paziente e dei suoi familiari, come strumento di aiuto per i terapeuti, per il paziente e per chi è vicino al paziente. Ho vissuto in prima persona questo viaggio, sia come paziente che come persona vicina a pazienti, e lavorare su questo argomento aiuta anche me a riordinare idee ed esperienze. Ne riparleremo.
Oggi vorrei raccontarvi della sensazione che si prova dopo aver riconosciuto il viaggio, scoprendolo in noi stessi, nella nostra vita e nelle nostre esperienze fondanti. Per me è stato un momento importante e un’amica che mi raccontava le sue sensazioni, così simili alle mie, mi ha indotto a scriverne.
Ricordate quando, da bambini, avete scoperto che lo scrivere permette di esprimere i propri pensieri? Forse sì, molti sperimentano queste sensazioni. Il processo è lungo: le lettere, le parole, lo scrivere e poi, un giorno, in un momento, si scopre che è possibile trasferire sé stessi sulla carta.
La stessa sensazione, ma in genere non la ricordiamo, la dà il passaggio dai primi, stentati, passi al correre.
Così è il viaggio dell’eroe. Si comincia scoprendone i passaggi, ma non sempre li colleghiamo a noi stessi. Poi li riconosciamo: sono nostri, li abbiamo sperimentati, o ci siamo in mezzo.
Poi, man mano, lo schema si fa più chiaro: riconosciamo i viaggi fatti in passato e i momenti di passaggio da un archetipo all’altro. E poi, ancora, scopriamo che questa conoscenza può aiutarci, talvolta ad avere pazienza, altre a smuovere gli ostacoli.
E infine il viaggio diventa parte integrante e noi, barca in un mare spesso tempestoso, abbiamo un timone e una carrucola per orientare le vele.