È l’esagramma che richiama tanti saggi illustri, e un concetto che, con parole diverse, ha attraversato i secoli: la saggezza del non eccedere, mai.
Possiamo riferirci alla via mediana di Confucio, la via di mezzo del buddismo o il concetto che “in medio stat virtus” (la virtù sta nel mezzo) che, con parole diverse, ma lo stesso significato, è stato citato da Aristotele, ripreso da Ovidio, da Cicerone, …
L’esagramma consiglia di sapersi porre dei limiti e descrive un momento felice, o almeno difficoltà superabili
Mai perdere il controllo di sé nella felicità, mai eccedere con le spese, e neanche essere troppo severi con se stessi, e non esagerare con le rinunce.
Il saggio definisce da solo i limiti, le barriere da non superare: avendo fissato egli stesso i limiti gode della massima libertà.
Nel contempo la saggezza stessa impone di controllare che nessuno ecceda i limiti dell’etica o si comporti in maniera ingiusta o iniqua. Così è compito del saggio monitorare l’equa distribuzione del lavoro e delle risorse se qualcuno non sa porsi limiti adeguati.
Mai, però, diventare intollerante, inflessibile, gretti o meschini: anche le limitazioni devono essere limitate.