Si tratta di un esagramma piuttosto antipatico (almeno per me) e molto impegnativo.
Ci sono ostacoli che non possono essere abbattuti, che non possono essere superati. Il segno, infatti, equivale al periodo di fine inverno, quando il ghiaccio e le tempeste atmosferiche impediscono di viaggiare, e dunque di procedere: sono impedimenti naturali, ostacoli esterni che si frappongono tra noi e la meta.
La sentenza appare quasi contraddittoria poiché contemporaneamente consiglia di ritirarsi, di non affrontare gli ostacoli, ma dichiara anche che “perseverare è fonte di fortuna” e l’immagine invita il saggio, in epoca di ostacoli, ad esaminare se stesso e a correggere se stesso, evitando di cercare colpevoli esterno o di accusare gli eventi sfavorevoli.
Le prime volte che ho incontrato questo esagramma ero confusa: l’ostacolo è esterno, quindi io non c’entro niente, eppure devo fare l’esame di coscienza? Io oscillavo tra il rinunciare e l’insistere a seconda del momento: interpretazioni semplicistiche di un responso che, invece, è molto profondo.
Poi ho capito che il responso non indicava solo una strategia, ma un vero stile di vita!
Ciò che la vita ci pone come ostacolo per raggiungere i nostri obiettivi (o, ancora meglio, per compiere il nostro ruolo nell’universo) non deve essere vissuto come scusa per rinunciare, ma come lezione da imparare e strumento di crescita personale. Non va quindi cercato alcun colpevole, né esterno né interno (la colpa non è di altri, ma neanche nostra). Si tratta invece di vivere la difficoltà come strumento di formazione.