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Empatia

Empatia - Ching & Coaching
Per gestire situazioni complesse, persone difficili, rischi di conflitti, viene di norma raccomandato l’uso dell’empatia o, per dirla con le modalità dei nativi americani, di indossare i mocassini dell’altro.
Spessissimo l’empatia, la comprensione dell’altro viene confusa con una sorta di buonismo.
È vero che quando realmente comprendiamo l’altra persona siamo in genere meno propensi a condannarla, ma non è questa il motivo per cui viene raccomandata l’empatia.
A volte, e parlo per esperienza diretta, è proprio solo quando ci decidiamo a comprendere, a usare tutta la nostra empatia, che ci rendiamo contro di quanto l’altro ci stia in realtà sfruttando.
È proprio quando guardiamo noi stessi con gli occhi dell’altro che ci accorgiamo che sta approfittando di noi. Ma questa è un’altra storia.
Ciò che voglio confutare è la convinzione errata che l’empatia e la comprensione siano necessariamente accompagnati dal perdono e da una maggiore “bontà” o sottomissione all’altro.
L’empatia ci offre semplicemente una più concreta possibilità di scelta responsabile delle nostre azioni.
Se, dopo aver compreso, desideriamo essere buoni e condiscendenti, lo facciamo a ragion veduta, e siamo in grado di valutarne appieno le conseguenze, per noi stessi e per l’altra persona.
Ma se, dopo aver compreso, desideriamo colpire, o addirittura ferire, siamo in grado di farlo consapevolmente e con maggiore incisività e profondità.
Talvolta per indurre l’altro a “guarire” dobbiamo incidere l’ascesso dei suoi comportamenti errati. Ma per incidere un ascesso, scegliereste mai di farlo andando a caso o cerchereste prima di capire esattamente dov’è l’infezione? E se volete far male a qualcuno, per punirlo o per semplice desiderio, non vorreste prima sapere dove colpire?
Confondere le tecniche e gli strumenti di comunicazione con il loro uso, e con le intenzioni per cui vengono usate, corrisponde a confondere la conoscenza delle lettere dell’alfabeto con la capacità di leggere e scrivere, o addirittura con la capacità di scrivere la Divina Commedia.
L’empatia è una tecnica, il cosa farne spetta, come sempre, solamente a noi.
La nostra convinzione di uomini “civilizzati” del ventunesimo secolo è che l’empatia sia fondamentalmente uno strumento di comprensione dell’altro finalizzata ad essere più buoni e comprensivi.
Facendo un apparente volo pindarico, sia gli scienziati che gli scrittori di fantascienza ci hanno abituato a pensare che l’uomo primitivo avesse capacità ESP o, almeno, una abilità simile alla lettura del pensiero, che poi si è persa nei meandro dell’evoluzione. A favore di questa teoria vengono citate le capacità degli aborigeni australiani, dei nativi americani e dei boscimani.
Un altro passaggio, apparentemente scollegato, di questa storia è la scoperta (italiana!) dell’esistenza dei neuroni specchio, struttura di cui tutti siamo dotati, e che ciascuno di noi attiva in misura più o meno rilevante.
Concedetemi ora un apparentemente arbitrario collegamento tra le supposte capacità dell'uomo primitivo e i neuroni specchio.
I neuroni specchio sono la fonte della capacità di capire il pensiero e le intenzioni del nostro interlocutore. È presumibile che un uomo primitivo, che aveva scarse possibilità di incontrare persone non appartenenti alla sua tribù, e che viveva in un mondo meno addomesticato del nostro, avesse bisogno per sopravvivere di una spiccata capacità di comprendere le intenzioni degli altri, anche perché difficilmente avrebbe potuto invitare lo sconosciuto ad un dibattito televisivo.
I neuroni specchio, e la capacità di provare empatia, sono dal punto di vista scientifico quanto c’è di più simile alle supposte strutture ESP dell’uomo primitivo.
L’empatia si è sviluppata, o se volete ci è stata fornita, come strumento fondamentale per la sopravvivenza, come elemento di supporto, e fattore discriminante, per stabilire se attaccare, uccidere o fare amicizia con lo sconosciuto.
Noi esseri tecnologicamente evoluti abbiamo parzialmente addormentato i nostri neuroni specchio, come nel corso dei secoli abbiamo dimenticato buona parte delle nostre capacità olfattive.
Certo, i puristi della scienza troveranno in questo articolo ben poche prove concrete e inconfutabili di quanto affermato, ma i neuroni specchio sono una realtà incontrovertibile. E se esistono i neuroni specchio esiste l’empatia.
Empatia che è sicuramente uno strumento di comprensione dell’altro, ma non è finalizzata ad essere più buoni e comprensivi, quanto piuttosto a stabilire se diventare amici o colpire, ed eventualmente colpire nel modo più efficace, per tutelare noi stessi.
Altro che buonismo!