Normale ha un significato, ed un’etimologia, derivante dalla geometria, ma significa anche “che rispetta le regole”.
Ecco: è proprio qui che noi umani abbiamo creato la devianza dal termine originale perché un conto è che un qualsiasi cosa rispetti le regole, sia usuale, consueta, e ben diverso è che per questo motivo sia corretta, mentre tutto ciò che non è normale è sbagliato.
La natura ci vuole adattabili, flessibili e anche noi umani, benché abbiamo una forte resistenza al cambiamento, siamo soggetti a trasformazioni.
Anche ciò che è normale cambia. È mutevole in funzione dei tempi, della cultura, delle abitudini acquisite, ed è decisamente soggettivo.
In pratica la normalità è una potentissima gabbia in cui siamo inseriti, parzialmente per obbligo e parzialmente per scelta. Ciò che era normale secoli fa non lo è oggi, e ciò che lo è oggi non lo sarà, probabilmente, domani.
Se non ci fossero stati individui capaci di andar oltre la normalità, spesso a loro rischio e pericolo, avremmo compiuto un viaggio molto più breve delle idee, dell’esperienza e delle scienze.
Pensateci bene: quando parliamo di normalità siamo, in fondo in fondo, solo delle rane bollite. E qui, forse, merita una spiegazione della metafora. Noam Chomsky, filosofo americano, identificò come spesso interi popoli rinuncino a diritti, etica, rivendicazioni, poiché vengono condizionati come una rana. Se mettiamo una rana in una pentola di acqua bollente, schizza via. Messa in un pentolone di acqua fredda, invece, la rana nuota. Se si accende il fuoco e si fa scaldare l’acqua lentamente la rana si adatta, poi perde progressivamente energie e infine, quando l’acqua bolle, non è in grado di fuggire e finisce … bollita.
Siamo, spesso, rane bollite. Ogni sera il telegiornale ci mostra terribili immagini di naufragi, guerre, stragi. E noi? Prepariamo la cena o continuiamo a mangiare. In fondo, che potremmo fare? Siamo così abituati a frodi, malversazioni, furti e scandali che quando ne scoprono uno nuovo … ci indigniamo sempre meno. Persino la nostra personale sofferenza talvolta diventa normale e non facciamo più nulla per cambiarla.
No, non vi sto incitando alla rivoluzione, né parlo a nome d una qualunque formazione politica: mi limito ad esprimere alcune riflessioni.
Ogni volta che attribuiamo alla nostra soggettiva normalità il valore della giustizia, della correttezza, e consideriamo sbagliato o pericoloso ciò che non riteniamo normale ci stiamo, pericolosamente, avviando verso la bollitura, quando meno del cervello e del libero arbitrio.
Visto da vicino, nessuno è normale (Franco Basaglia)