Da anni ho studiato la timeline, la linea del tempo, secondo la PNL, imparando che ci sono due tipi di timeline, che trovate in figura, e che questo nasce, probabilmente, da fattori culturali e sociali, ed ha conseguenze sui comportamenti.
Il concetto mi affascina e mi risulta essere decisamente rilevante, anche considerando che illustri psicologi e psichiatri hanno ottenuto notevoli risultati usando la timeline in terapia.
Poi, recentemente, apro una rivista e leggo che alcune popolazioni hanno una linea del tempo completamente diversa da quella che si ritiene “abituale”. Non so se sia vero: non ho prove a disposizione, ma il fatto mi affascina.
Passato e futuro hanno influenza su di noi in mille modi, al punto che spesso trascuriamo il presente.
O forse no.
Perché un altro dato di fatto è che troppo spesso lasciamo andare frasi, intenzioni, parole, senza pensare alle conseguenze, e forse questo è un modo di vivere il presente, dimenticando il passato e trascurando il futuro.
Lo facciamo come singoli individui e lo fanno intere nazioni.
Chi ha sostenuto la brexit non aveva un piano e chi ha votato a favore ha ragionato, in base ai concetti di PNL, con un meccanismo via da, senza riflettere verso cosa andava.
Anche il voto per Trump è stato motivato da un cambiamento, ma ben pochi hanno pensato a cosa avrebbe portato.
No, non sto contestando il voto di protesta: ci sono infinite ragioni per protestare.
Ma penso che troppo spesso non pensiamo alle conseguenze delle nostre parole o azioni. Eppure sappiamo che le conseguenze ci sono, sempre, perché sempre il passato porta al presente e il presente porta al futuro.
Se volete fare davvero arrabbiare una di quelle persone che sembrano assolutamente certe e decise nelle loro affermazioni, chiedete di porre in un disegno lineare e logico le conseguenze. O, meglio, non fatelo: potreste trovarvi in una rissa.
La globalizzazione, l’accelerazione degli eventi, hanno dimostrato che la consequenzialità non è sempre lineare, come se improvvisamente si aprissero dei canali di collegamento nel tessuto spazio-temporale, e questo è l’imprevedibile.
Questa affermazione sembra, dunque, dare ragione a chi non perde tempo a pensare alle conseguenze: si prende una decisione sulla base di … qualcosa, e poi si affronta il qualcosa che succederà. Il mondo corre, ed è insensato perdere tempo e occasioni nel fare assurde valutazioni o pianificazioni di un futuro che, quando ci si arriva, presenta condizioni completamente cambiate.
Da anni abbiamo una classe politica che rispecchia l’atteggiamento dei più: vive alla giornata. Manca la Vision, manca la costruzione del futuro e si accontenta di piccole azioni che tamponano i problemi ritenuti più urgenti, senza accorgersi che ne stanno creando di maggiori in tempi brevi.
Alcune conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Altre sono forse meno visibili ma, a mio parere, ben più gravi.
Senza un futuro da costruire, senza una Vision, l’immediato è vincente. La PNL pone la Vision al più alto dei livelli di pensiero, la teoria dei chakra la fa corrispondere all’ultimo chakra: in entrambe i casi si tratta di livelli in cui c’è la connessione con l’universo e con il mondo intorno a noi. Ed ecco che senza una vision, personale o condivisa, l’io (o forse dovrei dire l’ego) diventa assolutamente dominante: se dimentico il mondo l’unico pensiero va a me stesso e ai vantaggi che posso ricavare.
Già, chi non pensa alle conseguenze tende a scegliere qualcosa che gli porti un vantaggio, e questo deve essere immediato.