Nel Viandante c’è un che di effimero, passeggero, inafferrabile, che mi fa pensare a quei manager che passano da una posizione all’altra, da un’azienda all’altra senza mai fermarsi a consolidare.
Il viandante non si ferma. Il suo vagare è una forma di ricerca, eppure spesso ha il sapore della fuga. No, non è fuga da qualcosa di ben preciso, e non è nemmeno fuga per paura di qualcosa, se non, spesso, timore di mettersi davvero in gioco. Il viandante non lascia segno: passa e va. Talvolta trova amici, talvolta si ferma e riposa, ma mai a lungo.
Il responso è favorevole solo alle piccole cose, ma bisogna sempre tener presente che per l’I Ching sono “piccole cose” tutte quelle che non portano benefici alla comunità e a lungo termine, quindi non escludo un avanzamento di carriera o il guadagno anche di molto denaro, ma rimane una situazione effimera. Un manager viandante dovrà fare esperienza, un business viandante ha come scopo l’esplorazione dei mercati.
Il consiglio principale è quello di non tirare per le lunghe le liti: come il viandante devono essere solo passeggere e con lo scopo di essere chiarificatrici.
E, come racconta in particolare il 9 sopra, è fondamentale evitare ogni forma di arroganza che, a lungo termine, porterebbe gravi danni.