Spesso penso, e credo di averlo anche scritto, che il viaggio dell’eroe, il percorso di gestione dell’esperienza difficile, inizia con l’arrivo del drago. È solo parzialmente vero.
È vero perché se non arrivasse il drago non avremmo motivo di iniziare il viaggio. Ma nel contempo non è vero perché possiamo passare anche molto tempo prima di accorgerci dell’arrivo del drago, e possono passare mesi o anni prima di varcare la soglia, cioè affrontare il drago iniziando il viaggio.
L’archetipo dell’innocente e quello dell’orfano fanno parte, a pieno titolo, del percorso, ma non hanno varcato la soglia, e vengono definiti archetipi pre-eroici.
Per varcare la soglia ci vuole il coraggio di affrontare il drago.
Bisogna anche, però, avere la consapevolezza del drago, anche se non di rado ne abbiamo solo una vaga idea e ci ritroviamo ad affrontare il drago sbagliato.
La domanda, tuttavia, a cui fatico molto a trovare una risposta è se ci fa più male rifiutare di vedere il drago o identificare il drago “sbagliato”.
Mi spiego meglio.
Chi rifiuta di vedere il drago si sente fermo nell’archetipo dell’innocente, e trova tutti i motivi del mondo per cercare di evitare il cammino. Se mi baso sulla mia esperienza è ciò che accade con molti problemi che ci trasciniamo dall’infanzia, ad esempio quando idolatriamo un genitore e non ci accorgiamo che ci sta facendo danni. Forse è anche ciò che accade quando si continua a negare la violenza di un marito.
Chi, invece, affronta il drago senza averlo identificato con precisione può comunque varcare la soglia, iniziare il viaggio. Forse, prima o poi, si accorgerà che, moderno Don Chisciotte, ha combattuto i mulini a vento mentre c’erano nemici veri da combattere un po’ più in là, o forse continuerà a vagare nell’archetipo del viandante, o del martire, finché non troverà dove rivolgere le risorse. Però quando si inizia il viaggio si trova anche un mentore che, forse, ci aiuterà a identificare il drago.
Personalmente non mi sono fatta mancare niente: ho negato per anni l’esistenza di draghi con cui ho dovuto fare i conti ripescando nella memoria ormai lontana il loro arrivo per evitare che ferite trascurate andassero in cancrena. Ho anche affrontato draghi, o quelli che mi sembravano draghi, indirizzando le mie energie a casaccio, solo per accorgermi che avevo combattuto fantocci o, peggio, che avevo volutamente, anche se inconsciamente, deviato l’attenzione perché non avevo il coraggio di affrontare il drago vero.
Che dire? Fa tutto parte della vita, e tutto può insegnarci qualcosa. L’importante è avere comunque il desiderio e la curiosità per imparare, e un po’ di vita per farlo.