Riconosco l'utilità della matematica, ma non è una materia che amo. Nel lontano 1982 feci l'errore di dirlo anche al professore di fisica che mi stava interrogando all'esame universitario, e ne ottenni una lezioncina sulla bellezza della matematica perché, secondo lui, è l'unica Verità assoluta.
Probabilmente la perplessità era stampata sulla mia faccia, così lo sproloquio continuò a lungo, e io me la cavai con un 19 stiracchiato.
Non credo alle Verità assolute. E nella mia vita preferisco di gran lunga quelle sinergie che portano il 2 + 2 a diventare sei o sette piuttosto che la sicurezza del 2+2=4.
A distanza di molti anni da allora, sono sempre più convinta che la matematica sia un utilissimo strumento, che i conti dei budget debbano tonare al centesimo (lo sapevano bene i miei collaboratori in azienda, e forse mi detestavano per questo) ma sono anche sempre più certa che la matematica non sia una verità assoluta.
La legge matematica, imparata anche dai bimbi della scuola elementare, dice infatti che se abbiamo una mela e siamo in due, ci spetta mezza mela a testa. Se siamo in quattro, la mela deve essere diva per quattro: ce ne spetta un quarto.
Tranquilli, non voglio parlare di equità sociale, argomento lungo e complesso, che sfocia inesorabilmente nelle convinzioni politiche. Né voglio fare appello alla tradizionale storiella che tutti i consulenti ed i formatori citano: se al posto di una mela metto un'idea la storia cambia completamente …
Ciò che, ancora una volta, mi porta a discutere le verità matematiche è la nascita della mia quarta nipote: Francesca. E la normale conseguenza di una nuova, splendida, nipotina, è una riflessione sull'amore.
Non mi riferisco all'amore materno: i miei nipoti non sono palliativi dei figli che non ho. Essere zia ha notevoli vantaggi e mono responsabilità. E poi sia mia sorella che mia cognata sono persone fantastiche, e splendide madri: ai miei nipoti non serve una madre di riserva. I due grandi (per le piccoline è un po' presto) mi dimostrano invece che una zia che li ama alla follia è parecchio utile.
Vi parlo di quell'amore femminino, che si trova in uomini e donne, fatto di accoglienza e accettazione. È un amore che (parlo per me, ovviamente) si prova verso i nipoti, gli amici, ma anche nei confronti di alcuni luoghi, paesaggi, emozioni …
È un amore che non può mai essere diviso o diminuito, ma solo sommato e moltiplicato, con buona pace di tutti i miei insegnanti di matematica.
Questo amore sa solo arricchire. Questo è l'amore da provare anche verso se stessi.
Perché tutti coloro che si occupano di benessere, io compresa, insegnano che non si possono realmente amare gli altri se non si impara, prima, ad amare se stessi. Con la conseguenza che molti credono di dovere e poter scegliere: faccio felice me stesso o gli altri. Chi si pone il dubbio conosce solo la forma maschile dell'amore, fatta di criteri di inclusione e di esclusione, di sottrazione e divisione. Un amore che conosce l'equità, che ha molte ragioni di esistere, un amore che rispetta la matematica. Ma non può essere il solo amore conosciuto!