Spesso studiando gli archetipi del viaggio dell’eroe ho pensato che ciascuno di noi abbia un archetipo “favorito”. Mi spiego meglio. Non è raro conoscere persone che si bloccano nel percorso del viaggio, che non riescono a passare all’archetipo successivo o che ripetono più e più volte esperienze molto simili tra loro. Ne ho già parlato in diversi articoli e, anche se ci sarebbe ancora moltissimo da dire, oggi ho altre considerazioni da fare.
La vita è un viaggio dell’eroe, e ad ogni età corrisponde un archetipo.
E se pensiamo alla nostra attuale vita come una semplice tappa di un viaggio che la nostra anima percorre più e più volte, ogni volta affrontando uno o più archetipi e ogni volta acquisendo nuove sfaccettature e risorse della figura che è chiamato a vivere?
Lo so, è un’idea bizzarra… eppure affascinante, almeno per me.
Proviamo a pensare che sia così. Quindi nella vita attuale la nostra anima vive un archetipo ben preciso, con il “compito”, il karma o il Tikkun, di apprendere tutto ciò che è possibile per poi, nella vita successiva, fare il passaggio ad un altro archetipo.
Non siamo bloccati nell’archetipo: siamo in cammino e nell’affrontare le esperienze della vita possiamo fare l’intero viaggio, imparando moltissimo. Eppure quella specifica figura del viaggio ci appartiene più di altre e, in qualche modo, determina la nostra vita.
Così se l’archetipo della nostra anima nell’attuale vita è l’innocente abbiamo probabilmente una vita protetta, genitori affettuosi, situazioni economiche tranquille: un vero paradiso terrestre. A noi il compito di riconoscere che va tutto bene, saper godere della situazione, acquisire consapevolezza per usare quella che può essere definita una condizione previlegiata a beneficio degli altri. A noi far sì che il nostro innocente non diventi ego o passività, ma gioia e proattività.
Riflessioni analoghe si possono fare con tutti gli archetipi. Che dite? Vado avanti?