Alcuni esagrammi dell’I Ching indicano situazioni sfavorevoli, problemi, pericoli. Alcuni sono proprio antipatici, ed uno di questi è il 47 K’un – L’assillo. In questi mesi mi esce spesso, e a ragione: è un periodo non facile.
L’immagine che lo rappresenta è un albero racchiuso da quattro pareti: decisamente simbolico! L’albero vorrebbe crescere, ma è oppresso e bloccato da tutti i lati.
Il testo indica che ciò che diciamo non viene creduto: gli altri non ci sono favorevoli. Eppure questo avviene senza colpa. È quindi un momento di destino avverso, non di errori compiuti. La metafora che viene citata è quella del lago ormai esaurito e privo di acqua.
Per certi aspetti non c’è davvero via di uscita, ed è anche un segno abbastanza lungo. Anche le singole linee indicano problemi.
Però, come sempre, l’I Ching indica una strategia, e fornisce preziosi consigli.
Prima di tutto va osservato come il segno indichi il passaggio tra Shong (l’ascesa) e Ching, il pozzo. Il primo è uno dei segni più belli, ma anche Ching è ricco di speranza. Simbolicamente, nella ruota della vita, l’essere umano saggio e consapevole sa passare dalla crescita esteriore (il successo trionfale rappresentato da Shong) al costante miglioramento di se stesso. L’uomo saggio non si ferma, e sa che la vita non si ferma.
Quindi dopo il successo sa che arriva una prova da affrontare, e l’accetta serenamente cercando di imparare il massimo da un’esperienza negativa.
Colui che l’I Ching definisce “il nobile” e che noi potremmo chiamare saggio, persona evoluta e consapevole, passa attraverso le prove piegandosi come una canna di bambù, mettendo in gioco tutto se stesso (il libro dei mutamenti dice: mette in gioco la sua vita) e tiene saldo solo la sua interiorità più profonda.
Uscirà da questa prova, ma soffre, come tutti, e accetta la sofferenza per migliorare se stesso. Il segno indica anche un vero esaurimento, quindi bisogna, se necessario, cercare aiuto, ma non aspettarsi che gli altri risolvano i problemi. L’aiuto esterno serve solo per esplorare la propria profondità.
In pratica è un periodo in cui, riprendendo una vecchia battuta di Geppi Cucciari, quando non vedi la fine del tunnel, arredalo.