È normale, umano, ovvio, che in qualunque posto di lavoro siamo alla ricerca di colleghi simpatici, con cui ci troviamo in sintonia. Ma poi, quando li troviamo, quando identifichiamo il o la potenziale amico o amica, in genere (mi verrebbe da dire la maggioranza delle persone) finiamo per instaurare un rapporto di lamentazione reciproca, in cui ciascuno si sfoga, si lagna, scarica addosso all’altro problemi e piagnistei.
Per carità, ognuno è libero di torturarsi e torturare il prossimo come più preferisce, e su questo fronte non mi sento assolutamente senza peccato, quindi non posso certo scagliare la prima pietra.
Posso, però dire che questo comportamento non è funzionale, né utile. All’amicizia? No, le amicizie hanno la bellissima caratteristica di svilupparsi in qualunque situazione. Questo comportamento è fortemente limitante e demotivante.
La motivazione, infatti, è sempre piuttosto fragile, soprattutto in questi tempi in cui sarebbe idiota negare che ci sono infiniti problemi da risolvere. La continua lamentazione, anche se vissuta come sfogo, finisce inevitabilmente per potenziare le difficoltà, ingigantendole mano a mano, e aumentando progressivamente la convinzione che non possiamo fare nulla per migliorare la nostra situazione.
Il collega – amico è la persona più “giusta”, proprio perché condivide il nostro modo di vedere le cose, per costruire qualcosa insieme, per studiare un progetto, anche una cosa minima, che permette di realizzare qualcosa in cui crediamo, o risolvere anche solo un piccolissimo problema.
Divertirsi in quello che si fa, o risolvere un piccolo problema, apportare anche solo un minuscolo miglioramento, è il modo migliore per creare motivazione, … vivere e lavorare meglio.
Tanto vale provarci!