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Adeguato, adeguare e inadeguato

Adeguato, adeguare e inadeguato - Ching & Coaching

La lingua italiana ci riserva delle sorprese e, stante la sincronia tra pensiero e parole …

Uno dei problemi che più vengono evidenziati nel mondo attuale è l’impoverimento del numero di vocaboli di cui si conosce il significato e l’ancor più esiguo numero di termini che vengono utilizzati.

Come ho più volte evidenziato, la ricchezza di vocabolario corrisponde ad ampiezza e flessibilità della mappa del mondo: chi conosce e usa molti termini vede il mondo con più sfumature.

E poi ogni tanto, pensando al significato delle parole, si possono fare alcune riflessioni sui modelli mentali della nostra cultura. Eccovene un esempio.

Il verbo adeguare deriva dal latino ad-aequare, significa rendere eguale, pareggiare. Per estensione in italiano assume il significato di esser pari o proporzionato, riprodurre esattamente.

E fin qui, niente di strano.

È quando passiamo dal verbo agli aggettivi derivanti che ci sono alcune sorprese.

Già, perché adeguato significa proporzionato, conveniente, giusto, ha come sinonimi adatto, conveniente, appropriato, opportuno, atto, idoneo, conforme, confacente, pertinente, attinente, congruo, consono.

Il suo contrario è inadeguato, cioè inferiore, insufficiente per qualità o quantità a un determinato scopo: essere inadeguato a un compito, a un lavoro.

Così, in pratica, chi è uguale, pari, conforme, è nel giusto, mentre chi esce dalla massa è automaticamente insufficiente.

Il modello mentale porta a ritenere idoneo e positivo chi è conforme, ma ciò che si contrappone all’uguale è solo inferiore.

Sarò capziosa, ma questo dice molte cose sulla possibilità di applicare una vera meritocrazia in Italia, o anche una profonda accoglienza del diverso.

E, forse, abbandonare alcuni vocaboli italiani apre la strada a nuove modalità di pensiero, che potrebbero anche essere migliori.

Come diceva Renzo Arbore in una pubblicità di molti anni fa: meditate, gente, meditate!