La nostra convinzione di uomini “civilizzati” del ventunesimo secolo è che l’empatia si fondamentalmente uno strumento di comprensione dell’altro finalizzata ad essere più buoni e comprensivi.
Facendo un apparente volo pindarico, sia gli scienziati che gli scrittori di fantascienza ci hanno abituato a pensare che l’uomo primitivo avesse capacità ESP o, almeno, una abilità simile alla lettura del pensiero, che poi si è persa nei meandro dell’evoluzione. A favore di questa teoria vengono citate le capacità degli aborigeni australiani, dei nativi americani e dei boscimani.
Il terzo passaggio, apparentemente scollegato, di questa storia è la scoperta (italiana!) dell’esistenza dei neuroni specchio, struttura di cui tutti siamo dotati, e che ciascuno di noi attiva in misura più o meno rilevante.
Concedetemi ora un apparentemente arbitrario collegamento del punto 2 e del punto 3.
I neuroni specchio sono la fonte della capacità di capire il pensiero e le intenzioni del nostro interlocutore. È presumibile che un uomo primitivo, che aveva scarse possibilità di incontrare persone non appartenenti alla sua tribù, e che viveva in un mondo meno addomesticato del nostro, avesse bisogno per sopravvivere di una spiccata capacità di comprendere le intenzioni degli altri, anche perché difficilmente avrebbe potuto invitare lo sconosciuto ad un dibattito televisivo.
I neuroni specchio, e la capacità di provare empatia, sono dal punto di vista scientifico quanto c’è di più simile alle supposte strutture ESP dell’uomo primitivo.
L’empatia si è sviluppata, o se volete ci è stata fornita, come strumento fondamentale per la sopravvivenza, come elemento di supporto, e fattore discriminante, per stabilire se attaccare, uccidere o fare amicizia con lo sconosciuto.
Noi esseri tecnologicamente evoluti abbiamo parzialmente addormentato i nostri neuroni specchio, come nel corso dei secoli abbiamo dimenticato buona parte delle nostre capacità olfattive.
Certo, i puristi della scienza troveranno in questo articolo ben poche prove concrete e inconfutabili di quanto affermato, ma i neuroni specchio sono una realtà incontrovertibile. E se esistono i neuroni specchio esiste l’empatia.
Empatia che è sicuramente uno strumento di comprensione dell’altro, ma non è finalizzata ad essere più buoni e comprensivi, quanto piuttosto a stabilire se diventare amici o colpire, ed eventualmente colpire nel modo più efficace, per tutelare noi stessi.
Altro che buonismo!