PI, la solidarietà, è il segno della collaborazione, dell’associazione, della cooperazione: l’unione fa la forza. Eppure anche queste sono parole che non esprimono appieno l’importanza del responso.
Si parla di unione basata su sincerità e onestà, si parla di un capo, nucleo centrale dell’unione, che accoglie e di dipendenti che partecipano dimenticando gli egoismi, si esemplifica l’unione richiamando il rapporto di solidarietà che esiste (o, meglio, dovrebbe esistere) tra madre e figlia. Ma sappiamo bene quanto le associazioni siano poi litigiose, quanto le cooperative o le reti di impresa crollino alla prima difficoltà, quanto le teoriche collaborazioni finiscano per essere imposizioni di qualcuno e sacrifici di altri. Il libro dei mutamenti afferma “per unirsi le persone hanno bisogno di un centro” e, ancora, “scruta l’oracolo ancora una volta” per sapere se possiedi le caratteristiche necessarie per diventare centro: “sublimità, durata e perseveranza”, e se non puoi essere nucleo tu stesso, aggregati ad un nucleo esistente.
Difficile penetrare oltre la cortina delle parole per giungere a comprenderne l’essenza. Eppure, a distanza di cinquemila anni, sono proprio i termini delle più moderne teorie di management che ci possono aiutare. L’I Ching, sempre attuale ma con esempi connaturati all’epoca in cui è stato scritto, fa riferimento al sovrano, e molti lo trasferiscono nel moderno concetto di capo, ma non è così. La metafora del sovrano di allora è oggi traducibile con la Vision, e il capo è, parafrasando Antoine di Saint Exupery, colui che, volendo costruire una nave, non raduna uomini per raccogliere il legno, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito.
Se pensiamo al nucleo che tiene unite le persone non come ad un individuo, ma come una vision, allora, secondo me, tutto diventa più chiaro. Chi ha una vision potente funge da magnete e attrae inesorabilmente gli altri.
C’è qualcosa di più potente della vision, ed è la vision condivisa. Per comprenderla prendo a prestito le parole di Peter Senge: Una visione condivisa non è un’idea. Non è nemmeno un’idea importante come la libertà. Essa è piuttosto una forza nei cuori delle persone, una forza che ha una potenza impressionante. Può essere ispirata da un’idea, ma una volta che va oltre – se è abbastanza avvincente da acquisire il sostegno di più di una persona – non è più un’astrazione. È tangibile. Le persone cominciano a vederla come se essa esistesse.